Crebbe a Odessa e la sua prima formazione musicale fu in prevalenza da autodidatta. Suo padre, professore di pianoforte e organista, gli impartì un'educazione musicale di base, ma Svjatoslav imparò a suonare eseguendo i lavori pianisti che più gli aggradavano, comprese le partiture per pianoforte dei drammi musicali di Wagner, in quel periodo si mantenne facendo l'accompagnatore al pianoforte di cantanti lirici, dapprima al "Club dei marinai" di Odessa, poi nel locale Teatro dell'Opera. In un'intervista pubblicata all'inizio degli anni '90, Richter raccontò che, durante la sua avventurosa adolescenza ad Odessa, fu molto più interessato alla direzione d'orchestra che al pianoforte e che, la sua vera passione giovanile, furono le opere liriche di Verdi, Wagner e Puccini piuttosto che i lavori pianistici dei grandi autori ottocenteschi, che poi sarebbero diventati una pietra miliare del suo repertorio. Nel 1934, mentre lavorava ancora all'Opera di Odessa, Richter tenne il suo primo concerto in pubblico come pianista, tuttavia non iniziò formalmente lo studio del pianoforte per altri tre anni, quando si iscrisse al Conservatorio Čajkovskij di Mosca, che salutò l'esame di ammissione per il giovane prodigio. Studiò con Heinrich Neuhaus che aveva insegnato anche ad Emil Gilels e che indicava Richter come "lo studente geniale, il cui arrivo aveva atteso per tutta la vita". Nel 1940, mentre era ancora uno studente, suonò in anteprima mondiale la Sonata per pianoforte N. 6 di Sergej Prokof'ev, il compositore alle cui opere sarà in seguito invariabilmente associato. Divenne anche noto per aver saltato delle lezioni obbligatorie al conservatorio ed essere stato espulso per due volte durante il primo anno.
L'occidente iniziò a conoscere Richter e la sua fama grazie a delle registrazioni eseguite durante gli anni '50. Non gli fu permesso di recarsi in tour negli Stati Uniti fino al 1960, ma quando ciò avvenne le sue tournée furono memorabili. Le grandi sale da concerto comunque non erano particolarmente amate da Richter, che preferiva un ambiente più intimo, in tarda età volle suonare quasi sempre in piccole sale, quasi oscurate, a volte con una sola piccola lampada che illuminava pianoforte e leggìo (negli ultimi anni, nonostante in gioventù avesse avuto una memoria prodigiosa, preferì abbandonare l'abitudine, mantenuta fin verso i sessant'anni, di eseguire mnemonicamente le opere proposte in concerto). Morì a Mosca mentre stava preparando una tournée concertistica, all'età di ottantadue anni.
Richter plays Chopin
Richter plays Rachmaninov
Sviatoslav Richter - Chopin Etude op.10 no.12
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